Dopo aver per un paio di anni, provato a fare lo pan ner, Lo Pan Ner Nella Zuppa Pavese e Pan Ner Con Lo Smorm, per la Festa Transfrontaliera Lo Pan Ner, sono andata sul posto a vedere dal vivo come questo meraviglioso pane viene fatto. Grazie al contributo di AIFB, Associazione Italiana Food Blogger, partner nel Contest legato alla Festa, a sostegno della tradizione del pane nero di montagna e della sua cultura popolare. Partenariato con il Bureau régional ethnologie et linguistique (BREL), l’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni Culturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta.
Dopo aver passato una notte a Nus, sono arrivata a Seissogne di Saint Marcel, una piccola comunità, a 1000 mt di altitudine.
Arrivata a Seissogne di mattina, si stavano già preparando ad accendere, nel centro del paese, un splendido forno a legna che serve tutta la comunità. Un forno per cuocere circa 90 pani alla volta, preparati dal Maestro Gennaro, aiutato da un gruppo di simpatici volontari.
Farina di segale, farina integrale, lievito madre, acqua sono gli ingredienti naturali che vengono impastati. Sul grande tavolo di legno l’impasto viene lasciato riposare e poi pezzato, pesato e formato sotto il controllo del Maestro Fornaio.
Una volta formate le pagnotte, vengono messe in fila come tanti soldatini e si passa a posizionare il marchio del Lo Pan Ner, distribuito da solo a chi rispetta il disciplinare.
Dopo il timbro, il taglio per evitare che il pane si spacchi in cottura nel forno. Nuovamente a riposo in attesa che le pagnotte lievitino. Nel frattempo una squadra di volontari si occupa del forno. L’accensione del forno è un rito che va rispettato.
I tronchi messi in una pira che farà prendere la giusta aria e aiuterà l’accensione del fuoco.
Una volta acceso si spargono le braci in modo che il calore si diffonda e quando raggiunge circa i 400 gradi, si toglie tutta la brace e il forno viene lavato velocemente dalla cenere.
Velocemente perchè deve perdere meno calore possibile.
Ed ecco che arrivano le pagnotte lievitate in una stana processione in modo che il pane entri nel forno ancor più velocemente.
Tutte in fila, ben distribuite, le pagnotte vengono chiuse dentro il forno.
In pochi minuti 30 kili di pane sono scomparsi nella pancia calda del forno a cuocere.
Inizia l’attesa, circa un’ora, e si aspetta tra una chiacchiera e l’altra, scherzando, ridendo, brindando. Perchè c’è sempre un buon motivo per brindare. Come nella migliore tradizione valdostana che usa la grolla, “tazza” comune per bere il caffè, qui si condivide un unico calice dalle giuste dimensioni.
Un gruppo che accoglie, che condivide, che ti fa sentire a casa.
Quando il pane è quasi pronto si infornano i galletti, usciti dalle mani creative di Irina. La temperatura si è abbassata e i pani sono più piccoli. Sono stati fatti come da tradizione per i bambini a cui verranno distribuiti. Sono dei panini fatti con lo stesso impasto del pane nero a cui è stato spolverato sopra lo zucchero, tagliati a forma di galletti con tanto di cresta e di piume e un fagiolino a formare l’occhio.
Tutte le pagnotte escono dal forno e l’aria si riempie di un caldo profumo di pane.
I bambini gradiscono e portano i loro galletti a casa e se resistono aiuteranno a ricordare la giornata appena trascorsa a correre tra gli adulti, riunitisi intorno al forno a consolidare i legami di una piccola comunità.
Grazie ad Alba che mi ha accompagnato e raccontato con passione alcuni aspetti di questo paese, ad Alessandro che mi ha accompagnato per il paese facendomi da Cicerone e ad Irina generosa padrona di casa che con calore e affetto mi ha ospitato.
Cinzia
Ottimo, un bellissimo post cara Antonella
Grazie!!