Nei chiostri dell'Umanitaria vini e prodotti di Sicilia

Mi sono iscritta da poco all’Associazione Italiana FoodBlogger condividendone appieno gli scopi. Festeggiati da poco i tre mesi di vita è attivissima nel proporre occasioni di incontro, di esperienze ai propri iscritti.

Così, rispondendo ad un invito dell’associazione, lunedì 26 maggio sono andata nella splendida cornice dei Chiostri dell’Umanitaria a Milano, alla presentazione dei vini Firriato. Vini che provengono dalla splendida terra di Sicilia.

Un grande evento per festeggiare i 20 anni di presenza dell’Azienda a Milano.
Tra i prodotti proposti comparivano dei vini biologici, presentati recentemente a Vinitaly. Due rossi, Nero d’Avola e Syrah e un bianco Catarratto.

Il Regolamento Europeo 203/2012, pubblicato nel 2012, ha finalmente permesso di regolarizzare questo settore del vino, dopo diversi anni di controversie.

La normativa stabilisce nuove regole, per quanto riguarda la produzione di prodotti vitivinicoli biologici, delineando anche le modalità di vinificazione, approvate dal Comitato permanente per l’agricoltura biologica.

La nuova normativa permette inoltre di riportare il logo europeo in etichetta, per le aziende certificate da un ente autorizzato.

I contenuti del regolamento prevedono una serie di restrizioni nell’utilizzo di determinate pratiche enologiche e sostanze coadiuvanti durante la fase di vinificazione.
Un produttore biologico utilizza circa la metà del numero di coadiuvanti che può usare da regolamento un produttore convenzionale. Si può definire il vino “biologico”, solo quando:

  • in vigneto: si producono uve biologiche, coltivate senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere) e senza l’impiego di organismi geneticamente modificati;
  • in cantina: si esegue la vinificazione utilizzando solo i prodotti enologici e i processi autorizzati dal regolamento 203/2012.

In ogni caso, l’azienda vitivinicola produttrice necessita di una certificazione di conformità da parte di un ente certificatore. Anche se, all’interno dei limiti e delle disposizioni imposte dalle normative, ogni produttore biologico certificato, seguirà la propria condotta specifica, utilizzando le pratiche enologiche che più si avvicinano al concetto personale di “agricoltura sostenibile”.

Che aumentino i produttori attenti al biologico fa sperare in un cambiamento possibile verso l’agricoltura sostenibile. Non solo questo però è stato interessante.

Tra il materiale consegnato all’ingresso oltre al bicchiere per le degustazioni, avevamo a disposizione una carta in cui veniva suggerito il cammino sensoriale da percorrere per degustare al meglio i vini proposti. Prima le bollicine, poi i classici bianchi, per arrivare ai biologici. Poi ancora l’Isola di Favignana, i classici rossi, i Volcanic – Etna DOC, i top, i dolci, e per finire Le Verticali.

Nove zone di degustazione, inframezzate da tavoli di assaggio di una selezione di prodotti siciliani d’eccellenza: i formaggi della valle del Belice, i salumi della macelleria Agostino, Presidio SlowFood, che lavora il suino nero dei monti Nebrodi, e i prodotti della Tonnara di Favignana.

Imperdibile il salame di tonno prodotto con la parte meno nobile del pesce, ma prelibata nel sapore: la buzzonaglia. Sono i pezzi di filetto a contatto con la lisca centrale che risultano molto scure, perché abbondantemente irrorate di sangue e quindi poco belle nella presentazione. Altra specialità mosciame di tonno servito semplicemente a dadini o su spiedino con melone.

Oltre alle zone di assaggio una squadra di camerieri e cameriere giravano tra gli ospiti offrendo al passaggio le proposte gastronomiche dello Chef Enrico Bertolini. E devo dire che è stata un’esperienza emozionante.

Oltre al suo conosciuto risotto alle rape rosse e gorgonzola, fatto al momento secondo la moda della performance live, sono state presentate altre famose creazioni. Le “Melanzane moderne alla brace” ad esempio, piatto di Remo Capitaneo, sous chef di Enrico Bertolini nel ristorante Devero Hotel di Cavenago, sono strepitose.

Una crema di melanzana contenuta in una pellicola di gelatina. Ovuli lisci e perfetti, dal sapore avvolgente. Forse dovrebbero assomigliare a delle piccole melanzane con tanto di foglia (menta), ma secondo me ricordano di più dei piccoli “cocoon” con tutto il fascino dell’energia dell’universo.

E ancora la Tartare di rape rosse e salsa di tonno, la Patata soffice, capperi uovo e uova e il Manzo crudo al pistacchio di Bronte. Tutto entusiasmante. Tranne le mie foto fatte con un tablet meraviglioso per certi versi, ma insoddisfacente se non c’è una luce perfetta.

Related Posts
Leave a Reply

Your email address will not be published.Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.