La Mesciua spezzina

Ho abitato per tanti anni a La Spezia, devo dire che mi piacerebbe tornare ad abitarci, e ogni giorno passavo davanti ad una Osteria chiamata “Caran”. Situato nella periferia della città. Un antica Osteria, dove il piatto tipico che porta numerosi clienti e turisti era la Mesciua, pare la più buona della città. Il locale, molto alla buona, ha un ampio spazio all’esterno, con grandi tavoli di mattoni e lastre di “sasso” che venivano apparecchiate con fogli di carta o tovaglie a quadretti. Purtroppo anni fa cambiò gestione e adesso, quando ripasso, è chiuso e pare abbandonato. Provo tristezza per un pezzo di storia che se ne va, e spero che non venga riaperto e sostituito con un McDonald’s o affini. La mesciua è una zuppa povera che pare risalire al 1800. La città era piccola, non più di 10000 abitanti e il porto con i suoi pescatori e traffici marittimi era una delle più importanti risorse. La situazione economica dei Camalli, lavoratori portuali e delle loro famiglie, imponeva niente sprechi e inventiva. L’approdo non era per i grandi velieri, ma era facile per i Leudi, piccoli velieri da trasporto e le merci che prevalentemente trasportavano erano granaglie e legumi. Dai sacchi, nelle stive o lasciati sulle banchine, uscivano i semi che venivano raccolti e poi cucinati dalle donne di casa. Una cottura lenta e differeziata a secondo del seme, dopo qualche ora di ammollo. Un seme solo non era sufficiente pe una zuppa bastante per una famiglia spesso numerosa, Quindi si mettevano insieme tutti raccolti, in una “mescolanza” differente ogni volta a seconda di ciò che stato raccolto e da qui anche il nome del piatto, “Mesciua” ossia “Mescolanza”. La misura degli ingredienti non è quindi fissa. Ceci secchi Fagiolini Cannellini secchi Farro Brodo vegetale Olio sale Pepe Il procedimento lungo: Partite il giorno precedente perché ceci e cannellini richiedono un ammollo in acqua fredda di almeno 12 ore. Il farro invece può essere preparato il giorno stesso. Lavatelo in acqua fredda,e scolatelo. Scolate e quindi risciacquate ceci e cannellini, trasferiteli in una pentola capiente e cuoceteli (in acqua non salata) a fiamma dolce per almeno un’ora. Contemporaneamente mettete a bollire in un brodo vegetale il farro per 30/40 minuti. Terminate le due cotture, unite il tutto nel brodo con il farro. Regolare il sale. Cuocete ancora per qualche minuto, spegnete e servite condendo con olio extravergine e pepe nero, meglio se in grani. Eccoci per la sfida Mtc 53 con le indicazioni per giocare dettate da Vittoria Traversa vincitrice della sfida precedente.
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6 Comments

la mesciua è una gloria della gastronomia spezzina. Così gloriosa che la stessa Vitto l’ha preferita allo zemino. forse è l’unico caso in cui i Genovesi cedono agli Spezzini- ed è tutto detto. Grazie per averla proposta in questa tua versione, senza dosi e a sentimento, come lo sono tutte le zuppe “buone”.

admin

E’ una di quelle ricette che non devono essere perdute. Grazie Alessandra

ciao! Che bello qualcuno che pubblica una versione della mesciua! Come tutti i piatti tradizionali ha mille versioni. questa per fortuna è un po’ diversa dalla mia, così ho da provarne una versione alternativa.
Mio marito spezzino sarà curioso di assaggiare.

admin

Grazie a te che hai proposto questo tema, Vittoria

Andrea

I ceci, i ceci per carità! Come si fa a scordarli nella ricetta… 🙂
Poi essendo una mescolanza, una mesciua appunto, vanno bene anche le “variazioni”, perché chissà che legumi venivano scaricati dal barcone quel giorno e quello che si trovava portava a casa il portuale la sera: mia nonna ci metteva ceci, fagioli cannellini, grano e grano saraceno…anche il farro invece del grano a volte, ma la “base” della ricetta sono sempre i ceci e i cannellini.

Andrea

Chiedo venia…ho letto distrattamente, i ceci vengono nominati nella ricetta, ma il grano viene più usato del farro.

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